La Merope Di Scipione Maffei, Edizione Palermo 1836, Rara Siciliana
Valore stimato —€167.3
Descrizione
# Scipione Maffei ## La Merope *Tragedia del marchese Scipione Maffei* Palermo, 1836 Cm.16, pp.76, bross. edit. (sciupata) Interessante antica edizione d'epoca, rara pubblicazione siciliana, con il libretto della nota opera drammatica del Maffei, con all'interno citati gli attori *Polifonte, Merope, Cresofonte, Adrasto, Euriso, Ismene, Polidoro;* *edizione con piccola graziosa incisione xilografica impressa al frontespizio, raffigurante uno strumento musicale.* Di interesse culturale, specialistico, teatrale, letterario, storico-locale, bibliografico *rara edizione, nessun esemplare noto nel sistema bibliotecario nazionale italiano (ovviamente al momento della stesura della presente scheda)* Buona conservazione generale, segni e difetti d'uso e d'epoca, fioriture e sgualciture e difetti vari marginali, eventualmente meritevole di rilegatura. ###### *Scipione **Maffei** (1675-1755) nacque a Verona e fu uno dei maggiori rappresentanti dell'erudizione settecentesca. Entrò in contatto con numerosi studiosi suoi contemporanei grazie ai numerosi viaggi in varie città d'Italia. Fu un letterato e un intellettuale eclettico: nel 1710 fondò il "Giornale dei letterati", scrisse numerosi trattati su vari argomenti, uno dei quali ("Della scienza chiamata cavalleresca") in aperta polemica contro i duelli, pratica molto diffusa nel '700. Si interessò inoltre di storia ed erudizione con la monumentale opera dedicata alla sua città: "Verona illustrata". Ma il capolavoro che gli diede fama europea fu la "**Merope**", una tragedia che si distingue per la serrata rapidità dell'azione, l'abolizione di prologhi e di cori, e che venne definita da Vittorio Alfieri, il più importante tragediografo del periodo, "l'ottima e sola" fra le tragedie italiane.(dal web)* * ## Scipione Maffei * * * #### Nato a Verona nel 1675, di nobile famiglia, Scipione Maffei fondò nel 1710 con Zeno e con Vallisnieri il «Giornale de' letterati italiani». Morì a Verona nel 1755. La sua multiforme attività puntò coraggiosamente allo svecchiamento delle strutture sociali e culturali italiane. Fu, con Muratori, una tappa importante per il passaggio dall'età degli eruditi a quella dei riformatori. Contro i pregiudizi di casta è l'opuscolo "Della scienza chiamata cavalleresca" (1710). Contro le superstizioni sono i trattati "La favola dell'ordine equestre costantiniano" (De Fabula Equestris Ordinis Costantiniani, 1717), "Arte magica dileguata" (Arte Magica Dileguata, 1749) e "Arte magica annichilata" (1754). Diede un contributo al progresso della filologia e della paleografia con l'"Italia diplomatica" (1727) che instaura nell'esame dei codici medievali un criterio di valutazione cronologico-storicistica che gli servirà poi per avvalorare i dogmi dell'ortodossia cattolica contro il giansenismo ("Istoria teologica" 1734, pubblicata nel 1752). L'idea di un governo fatto su modello inglese è il motivo centrale del "Consiglio politico presentato al governo veneto" (1738). Capolavoro storico e erudito di Maffei fu la monumentale "Verona illustrata" (1732) dedicata alla storia, agli scrittori e ai monumenti della sua città. Opera qui, nonostante il carattere erudito e tradizionale dell'opera, un concetto innovatore basato sul rapporto tra sincronia e diacronia nella storia della cultura medievale, e sulla scoperta di scambi risolutivi tra centri maggiori e aree periferiche. #### * * * #### Come letterato fu inferiore all'erudito, anche se ebbe intuizioni importanti. Maffei avvertiva la centralità della questione del teatro per un rilancio europeo della letteratura italiana, attraverso un genere che negli altri paesi, soprattutto in Francia, era veicolo essenziale tra cultura d'élite e pubblico borghese. Spinto da queste convinzioni collaborò con la compagnia Balletti-Riccoboni per richiamare in vita il repertorio tragico italiano del XVI e XVII secolo. Difese le rappresentazioni sceniche dalle accuse di immoralità del domenicano D. Concina ("De' teatri antichi e moderni" 1753). Al programma di riforma teatrale secondo l'indirizzo arcadico-razionalista volle dare il suo contributo con due commedie di costume, Le cerimonie (1728) e Il Raguet (1747), e un melodramma, La fida ninfa (1747) che fu musicato da Vivaldi. Il risultato migliore fu quello della tragedia Merope (1713), che fu ritenuta per diversi decenni un modello da studiare e imitare. E' un'opera costruita a tavolino, che però ha il merito di equilibrare le esigenze di decoro classicista con quelle di un'azione e un linguaggio sufficentemente scorrevoli, secondo il gusto dell'arcadismo del secolo. (dal web) *




























































