Apollo Musagete Incisione Antica Stampa Mitologia Greca XVIII Secolo
Valore stimato —€97.3
Descrizione
Apollo Musagete Interessante antica edizione, stampa raffigurate una nota divinità mitologica; misura circa cm. 14 x 8,5 (la sola immagine), su foglio di circa cm. 20.5 x 12 (l'intero foglio, a margini bianchi rifilati diseguali); incisione all'acquaforte, in origine edita probabilmente a corredo illustrativo di una opera storico-mitologica della fine del '700. Di interesse artistico, mitologico, collezionistico Buona conservazione generale, segni e difetti d'uso e d'epoca, usuali sparse fioriture e sgualciture o difetti vari marginali e così come visibili nell'immagine allegata; unico foglio, impresso al recto verso bianco; ***stampa meritevole anche di essere inserita sotto passpartout ed incorniciata.*** *(l'immagine allegata raffigura un particolare dell'intero foglio, eventuali ulteriori informazioni a richiesta)* * * * **Apollo Musagete (Helios)** *Era il figlio di Latona e di Giove, la notte e il cielo; e dal buio della notte sorgeva lui, il dio del Sole, per rischiarare il cielo e la terra, e quindi rituffarsi, con il suo carro trainato da bianchi cavalli alati, nelle onde del mare all'orizzonte d'occidente. I greci lo chiamavano Helios, Sole. Era bellissimo e forte, e sin da bambino se la seppe cavare bene anche nelle tecniche di difesa personale: aveva quattro giorni quando fu assalito dal serpente Pitone, mandatogli contro dalla gelosa Giunone che, alle solite, vedeva in lui il frutto illegittimo di un amorazzo di quell'impenitente di Giove (quando si trattava di fare figli, Giove era sempre disponibile: non per niente era chiamato il "Padre degli dèi"…). Apollo era stato allevato col nèttare, il cibo delle olimpiche divinità, e non gli fu difficile avere il sopravvento sul serpente Pitone, la cui pelle andò poi a ricoprire lo scanno della Sibilla nel tempio di Delfo, dedicato, appunto, ad Apollo; e dette alla veggente l'appellativo di Pitonessa. Per l'uccisione di Pitone, però, Apollo dovette affrontare un lungo periodo di esilio sulla terra, fra i mortali, e per nove anni si rassegnò a fare il mozzo di stalla in una scuderia di reali cavalli. Mercurio, il suo alato e dispettoso fratello, un giorno gli rubò per celia un bel numero di scalpitanti equini; scoperto, per rabbonire il divino congiunto, gli fece un regalo: un guscio vuoto di testuggine accessoriato di corde tese all'interno, la prima cetra. Da allora, questo strumento da cui Apollo non si separò mai, divenne il costante attributo di questo Dio, il simbolo dell'armonia sonora che vibra nell'universo, della proporzione e del ritmo che pervadono di sé la poesia, la musica, il canto, le arti figurative; le Arti, insomma, care alle Muse. Per questo Apollo è definito anche "Musagete", e ad "Apollon Musagète" il genio di Stravinskij ha dedicato un poema musicale: da "Muse", appunto.* ***Le Muse** Figlie di Zeus e di Mnemosine (che significa Memoria). Il sommo dio si unì per nove notti con la dea figlia di Urano e di Gea. Allo scadere della gestazione la dea partorì (nella Pieria ai piedi dell'Olimpo) nove bimbe: le Muse che presiedevano alla bella arte della musica. Esse erano: Clio ispiratrice della storia, Euterpe la rallegrante (ispiratrice della musica e della poesia melica), Talia la festosa (musa della commedia), Melpomene la cantante (musa della tragedia), Tersicore che gode della danza, Erato stimolatrice di nostalgie (ispiratrice della poesia amorosa, come suggerisce il nome stesso che condivide la radice di erao, amo, ed eros, amore), Urania la celeste (musa dell'astronomia), Polinnia la ricca di Inni e Calliope dalla bella voce (la più nobile, ispiratrice della poesia epica). Le Muse erano invocate dai poeti come ispiratrici dei loro canti. Chi osava offenderle veniva severamente punito, come le figlie di Pierio, re della Tessaglia. Questi aveva nove figlie che hanno voluto gareggiare con le Muse nel canto e furono mutate, come racconta Ovidio in rauche gazze. Da questo evento le Muse a volte vengono chiamate Pieridi. Spesso sono accompagnate da Apollo, dio non solo del sole ma anche della musica e della poesia, che per questo viene detto musegeta (ovvero, colui che guida le muse). E con Apollo dimorano sul Parnaso, monte sacro all'arte: Cirra, cima o contrafforte maggiore, è sacro ad Apollo, mentre Elicona, cima minore, è sacro alle muse. Alle pendici del monte sgorga la fonte Castalia ispiratrice della poesia.* *(da internet)*




























































